L'EDITORIA E I TEMPI CHE CAMBIANO
By
Alberto Belli
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C’erano una volta Xenia, Future, Play Press, Media Group e tante altre case editrici. Avevo cominciato da poco a lavorare in questo settore, eppure la mia esperienza da lettore alle soglie del 200, ammontava già a più di 10 anni.
Ho iniziato in edicola con TGM e K fino all'abbonamento alla prima PSM: c’erano una volta, dicevo...perchè da martedì anche il mio ex datore di lavoro ha cambiato nome, chiudendo di fatto un ciclo che ha portato alla scomparsa di tutte quelle realtà editoriali, così come erano conosciute solo poco tempo fa. Media Group fu la prima a scomparire, dichiarando fallimento. Xenia assorbita da Future, a sua volta assorbita da Sprea in tempi recentissimi, adesso spunta Play Media Company (senza dimenticare le tante meteore passate nel mezzo, tipo Magic Press, Blue Press e compagnia cantando). Fatto sta che rispetto a quando ho iniziato, adesso è veramente cambiato tutto almeno a livello formale (pur essendo le persone che stanno dietro a tutto, sempre le stesse da due decadi almeno). La riflessione di fondo è capire un po’ dove si sta andando a finire e il perchè di tutti questi ribaltoni che, in realtà, ciclicamente, ci sono sempre stati. Il primo vero boom fu con PlayStation: miliardi di riviste, dozzine di imprenditori improvvisatisi editori e tanti bagni di sangue che hanno portato quantomeno alla prima vera scrematura, da cui sono usciti i primi veri professionisti (ehm...) elevatisi dallo stato di semplici appassionati e competenti. Due generazioni dopo, la situazione è decisamente cambiata e nessuno azzarda più mosse di questo tipo senza prima aver sotto un business plan corazzato e tanti fondi, non da buttare ma quasi (anche se per smentirmi, a breve sarà fuori un’altra monoformato Sony only su licenza inglese...). Insomma, il discorso è che ad evolvere è stato ovviamente tutto il settore e di conseguenza tutte le realtà ad esso correlate, compreso il cartaceo (che non scomparirà mai nonostante il web, che comincia a muovere numeri interessanti anche in Italia, grazie al lavoro di diverse persone che c’hanno sempre creduto anche quando si trattava solo di una scommessa rischiosa). Certo è che nel corso del tempo, tante cose cambiano ma i dati di vendita parlano chiaro: ci sono testate che vanno a gonfie vele, altre che non hanno ragione di esistere, altre ancora che tirano avanti decorosamente senza guadagnare ma anche senza rimetterci. In fondo però, è sempre stato così e la gente, dal giornalaio, non ha mai smesso di andarci: vediamo anche questo giro dove si va a finire.
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