C'ho un po' pensato prima di fare questo post, poi alla fine ho deciso di metterlo su, nonostante abbia un po' il timore che possa suscitare discussioni fuori dal binario che avevo in mente. Ma riflettendoci, anche sticazzi.
Lo spunto viene da questo topic, in cui si parla del videogioco dedicato ai 150 anni della nostra amata Italia (amatissima proprio). Non è però l'argomento che mi interessa, perchè in realtà quel che ho trovato meritevole di discussione, è l'intervento di Daniele Azara, relativamente a Il Rosso e il Nero, che volente o nolente spesso poppa fuori quando si parla di development nostrano e che è stato tirato in ballo come termine di paragone negativo per una serie di motivi. Doveroso comunque, fare un paio di premesse molto importanti: non conosco Daniele, non ci ho mai parlato, non ho mai interagito con lui e forse l'ho semplicemente incrociato una volta a Colonia, un paio di anni fa. Nonostante questo, mi sono trovato a dover giustificare presunte dichiarazioni che avrei fatto tempo fa nei suoi confronti e che, ovviamente, non sapevo di aver fatto. Frutto del solito giro di chiacchiere tipico di qualche elemento che con il nuovo corso, mi sono ripromesso di nuclearizzare se possibile o più semplicemente di ignorare come è giusto che sia. Anyway, dopo aver chiarito la mia posizione con lui, posso sfruttare il momento per essere chiaro e conciso su quel che penso realmente ad un primo approccio, senza nessun tipo di informazione oltre a quelle reperibili semplicemente con un click su Google. Questo è il suo blog, con il suo portfolio. L'unica cosa che posso dire senza sapere, è che tendo a diffidare delle persone che dicono di saper fare 200 cose differenti. Generalmente, quelle che ho incrociato, alla fine riuscivano a farne a malapena un paio, a cazzo di cane tra l'altro. Mi auguro che questo non sia visto come un attacco personale perchè non lo è, quindi sono più che felice di sbagliarmi, nel caso e ben felice di vedere smentita questa statistica del tutto personale, ribadisco.Detto questo, vengo al punto: non è di sviluppo che voglio parlare, quanto di quel modo di fare tendente al buonismo che spesso fa più danni che altro, qui da noi, sia a causa della critica specializzata, sia per il passaparola nei forum come in questo caso. Mi spiego meglio: Daniele è intervenuto, di fatto, per difendere Il Rosso e il Nero, tirando fuori le sue argomentazioni e evidenziando, sin dal principio, la questione affettiva che lo ha smosso per postare. Intendiamoci: esistono ovviamente progetti a cui si è più affezionati, esistono questioni dietro un progetto di sviluppo, che aprono o chiudono scenari che l'utente finale mai potrebbe conoscere e mai conoscerà e che giustificano cambi repentini di direzione...quindi? Il problema di questa difesa è che non è stata impostata su un discorso di sentimenti (lecito e comprensibile), quanto su una non difendibile linea tecnica (IMHO non sostenibile). "ReN era un buon prodotto" dice Azara, aprendo il suo intervento che prosegue poi con altre osservazioni sulle cose buone che offriva (secondo lui), ossia:
- un buon level design, dato dall'ambientazione scalabile
- un buon multiplayer
- una grafica all'altezza di Day of Defeat
- un buon feed delle armi
- il motore fatto in casa
Quindi mi auguro che le mie critiche siano viste nell'ottica più giusta. Vado per ordine:
- non so voi, ma io ho giocato entrambi i titoli tirati in ballo. Paragonare ReN a Day of Defeat, dal punto di vista del look & feel e del design, è quantomeno sacrilego. Penso che invocare il buon design dei livelli, laddove design significa fare le mappe di una grandezza idonea al numero di giocatori presenti, sia tipo tragicomico, per dire
- il buon feed delle armi potrebbe essere un discreto plus ma non è sicuramente l'ingrediente su cui impostare la campagna di promozione per un FPS, sempre per dire
- il fatto che tutto giri su un motore proprietario, non deve essere necessariamente una cosa buona, se il motore risulta spartano sotto diversi punti di vista e di base, funziona male
Questo per dire cosa? Sostanzialmente che queste questioni, non possono essere in alcun modo giustificate dalle contingenze, che non dubito siano ovviamente esistite. Sviluppare in crunch permanente, senza budget, in pochi è senza dubbio eroico ma...c'è un ma. La critica, noi, gli indie, tutti, alla fine, dovremmo dover fare i conti con una questione molto semplice: i dati di fatto. Il gioco è stato chiuso? Ottimo. Bene. Si tratta di una cosa rara per il mercato italiano. Bravi. E' un dato di fatto, per l'appunto. Il gioco faceva cagare? Si, decisamente. Si va avanti e se ne fa un altro, non c'è bisogno di stare a spiegare quel che c'è dietro, perchè c'è sempre qualcosa dietro e, cazzo, non deve interessare a chi acquista un prodotto.
Passiamo poi alle cose che, secondo Daniele, non hanno funzionato, in breve:
Passiamo poi alle cose che, secondo Daniele, non hanno funzionato, in breve:
- un'estrema instabilità online, attribuita al mancato testing promesso dal publisher
- i problemi di respawn
Ora, con tutto il rispetto: intanto il gioco un publisher (a memoria) non ce l'ha mai avuto. In questo caso un indie in cerca di soluzioni retail, si affida a un distributore paese per paese (Leader in questo caso, per l'Italia) che tra l'altro non è tenuto a fare questi test (altrimenti si, sarebbe un publisher) ma generalmente mette il prodotto chiuso a scaffale e niente più. Secondo poi, limitare le problematiche a generali problemi di respawn (che non ricordo neanche) fa sorridere. Il problema di ReN, semplicemente, era la scarsissima qualità sotto ogni punto di vista (tecnico e artistico), a prescindere o meno dalle votazioni di esperti o presunti tali (considerando poi che la copertura del gioco è stata limitata all'Italia praticamente). ReN era un gioco brutto e questo è quanto. Brutto da vedere e da giocare, sempre che i server fossero online (nel migliore dei casi, dopo le 20.00). Dove voglio arrivare? Al punto che forse, noi per primi, dovremmo imparare ad essere onesti con noi stessi e, se possibile, piuttosto che buonisti, ancora più incazzati e obiettivi al momento del giudizio, con i prodotti fatti in casa perchè il mercato di oggi non si ferma al confine e in UK o in USA, credetemi, di quello che c'è dietro (che vale per tutti gli studi del pianeta), fottesega. Cominciare a livellarci da soli, dicendoci le cose in faccia, credo sia il primo e più importante step per crescere, mentre qui fuori si discute di arte, di formazione universitaria (geniale produrre dei disoccupati ogni anno) e di altre migliaia di cose a cui in un contesto normale si dovrebbe arrivare partendo dal basso, dopo anni di lavoro, prodotti di merda e prodotti migliori. E tanta esperienza in saccoccia. Ora, mi auguro che ne venga fuori una bella discussione.
>L'unica cosa che posso dire senza >sapere, è che tendo a diffidare >delle persone che dicono di saper >fare 200 cose differenti
ReplyDeleteScusami Elda, però un po' ti tiri la zappa sui piedi. Anche tu hai fatto il giornalista, poi il PR e adesso ti occupi di sviluppo. E viste certe vicissitudini si potrebbe pure pensare che qualcosa l'hai fatto a cazzo di cane pure tu. Ma il discorso, comunque, è che non è giusto valutare la gente per la quantità di cose fatta (poche o "troppe" che siano) se poi sei il primo e seguire questa filosofia. Accetta la stoccata, che ci sta.
Fede
Mi aspetto che tu non faccia lo stesso con i tuoi giochi però.
ReplyDeleteChe io abbia fatto cose a cazzo (nella vita proprio) è ovvio. Chi non fa una sega, non sbaglia mai. Accetto ovviamente la critica ma ti butto li un'osservazione: io ho fatto (faccio) il giornalista di videogiochi. Sono andato a fare il PR in un'agenzia di stampa di videogiochi (e solitamente ci lavorano i giornalisti nelle agenzie di stampa) e ora seguo, come facevo pure prima, lo sviluppo (sempre di videogiochi).
ReplyDeleteNon è che mi son messo a vendere le pompe idrauliche tra una cosa e l'altra, mi sono occupato di cinema, ho fatto l'astronauta e 200 altre robe che non c'entrano niente. La costante è comunque il videogioco. Che è un interesse, una passione e via dicendo :)
Io in realtà, di cose ne ho fatte poche e tutte strettamente legate a pochi concetti/situazioni, lavorativamente parlando
Sono con Elda, pienamente concorde sull'evitare il buonismo a tutti i costi anche perchè sbagliare e fare cose brutte, fa bene. Non bisogna prendersela se non piacciono ma trovare stimoli nuovi
ReplyDeleteAh Fede, scusa, avevo saltato la parte delle vicissitudini. Non so a cosa ti riferisci in particolare ma credimi che le cose che penso di avere fatto a cazzo io, non sono di certo quelle finite alla ribalta del grande pubblico, credimi. Sono cose più operative e situazioni che avrei potuto gestire meglio per avere un profitto personale maggiore, magari.
ReplyDeleteBTW, vi prego di restare in topic (e di firmarvi)
Bello spunto, speriamo che i diretti interessati non si risentano perchè il discorso merita di essere approfondito
ReplyDeletePiuttosto e' bello quando tira fuori i voti di TGM che mette 7. Quindi 5 se portato ai livelli di criterio delle riviste serie. Io sono stato uno degli sfortunati acquirenti del gioco, dopo aver letto se non ricordo male un pezzo su Repubblica o su un altro sito generalista dell'epoca che aveva omesso il fatto che il gioco fosse giocabile solo online, senza il supporto online. Almeno ho un pezzo da collezione da esibire
ReplyDeleteChe ne pensi di Vikings Can Fly! così ci togliamo il pensiero? ;)
ReplyDeleteF.B.
Ve lo chiedo per cortesia però, lo spunto che cercavo di sfruttare è legato al come bisognerebbe rapportarsi ai dati di fatto e al come, forse, sia più conveniente passare per stronzi piuttosto che darsi le pacche sulle spalle a vicenda :D
ReplyDeleteQuindi restiamo IT
Detto ciò:
Vikings Can Fly! è stato un primo titolo sviluppato in-house che serviva a fare dei test sotto diversi punti di vista (tech e non)
Non è un gioco originale, non inventa nulla ed è semplicemente un prodottino pensato per colpire un determinato target, conciliando il tutto con le nostre esigenze di testing
E' stato confezionato in modo e maniera che contenesse tutto quello che deve contenere un gioco "vero" su una scala ridottissima.
Artisticamente, è obiettivamente ben fatto (e basta fare una ricerca su Google o leggere le review su iTunes per avere un'idea, che vada oltre un paio di siti nostrani) e tecnicamente è troppo semplice per essere paragonato a qualcosa o essere giudicato complesso.
Un giochino gradevole, che non ha la pretesa di essere altro direi e che è stato spinto per quel che è, utilizzando i punti forti che ha.
Promosso?
Torniamo IT :D
La stampa specializzata ormai è alla frutta, schiava dei publisher e del denaro, specie da noi. Starla a sentire è da pazzi. Gli italiani poi quando parlano dei giochi di Milestone, che sono gli unici degni di questo nome, alzano di 2 punti in automatico solo perchè ci dobbiamo aiutare. Ridicolo effettivamente.
ReplyDeleteUp per il concetto. Fare selezione ed essere obiettivi è il primo passo concreto per una crescita sana. Mentre qui si passa il tempo a farsi i complimenti senza concludere mai niente.
ReplyDeleteSi vede comunque che Daniele parla con il cuore in mano (sarebbe bello poi che spiegasse una volta per tutte chi ha lavorato materialmente a Il Rosso e Il Nero perchè 100 polemiche dopo io ancora non ho capito chi comandava, chi codava, chi disegnava, chi dice stronzate)
Ciao (a tutti)!
Mettiamola così: personalmente ho provato ReN davvero poco, quindi non dovrei essere titolato a darne un giudizio, ma (c'è sempre un ma - cit. ;-) )... perché l'ho giocato poco? Perché era oggettivamente sul brutto andante.
ReplyDeleteConcordo con Alberto su un paio (almeno) di punti:
- il fatto che il motore sia fatto in casa è un lato positivo? Allora domattina creo un gioco, da zero, che tanto pure se fa pena poi "posso dire che invece è buono perché cmq l'ho creato da zero". Possiamo dire che una cosa del genere è "apprezzabile", "uno spunto per fare meglio", ma se è un cesso è un cesso, punto.
- il buonismo (che in un certo senso si lega al punto precedente): personalmente odio chi mi dice che quello che faccio va sempre bene, perché lo considero quantomeno falso. Tutti facciamo le cazzate: è da apprezzare chi ti indica dove puoi fare meglio (lo "spunto" del punto precedente).
Purtroppo però pare che in Italia ci sia questa usanza che quando una cosa è fatta da noi e la si deve mettere in paragone con il resto del mondo, allora è fatta bene, quasi infallibile. Mi pare di vedere alcuni tifosi di squadre di calcio che non importa quello che succeda: la loro squadra è sempre dalla parte della ragione.
Beh ragazzi non è così: la critica vera aiuta sempre. Aiuta a non spendere soldi a cazzo (oops, sorry) e aiuta chi vuol far bene a fare sempre meglio.
my2c
JapanLover (o Fabio, fate voi)
D'accordissimo con Fabio, anche se come Alberto giustifico parzialmente la difesa (obiettivamente forzata ai limiti del ragionevole) di un prodotto così insignificante per pure ragioni affettive. Ma con l'affetto c facciamo poco.
ReplyDeleteGaijin
Scusa Federico, non avevo letto il tuo intervento ma mi sembra inopportuno. Un conto è fare tante cose con un punto di partenza comune. Un conto l'eclettismo ridicolo di chi si professa abile in più campi, specie se molto distanti tra loro. E qui un paio li abbiamo pure visti transitare: giornalisti, artisti, critici d'arte, attori, astronauti, manager e apicoltori. Magari se cerchiamo bene, li troviamo a Fukushima in qualità di esperti a sistemare i danni perchè loro sono i più bravi pure con il nucleare :D
ReplyDeleteCi tengo a sottolineare, visto che va ancora tutto bene, che non era un attacco a Daniele e ci mancherebbe. Ma che nonostante capisca la sua difesa "affettuosa" non posso che pensare che sia una posizione non difendibile quella di definire ReN un prodotto "buono". Non esiste al mondo.
ReplyDeleteNel caso vedeste i vostri commenti non pubblicati immediatamente, è perchè sono verso il letto, mezzo con la febbre!
Aloha
grazie Gaijin... beh anche io un po' accetto il fattore affettivo, ma non lo giustifico come motivo per difendere l'indifendibile!
ReplyDeleteFaccio outing: taaaaaaanti anni fa ho partecipato (insieme a una persona che fra l'altro Alberto conosce. Non faccio nomi per privacy) come grafico 3d per lo sviluppo di un titolo che presentammo pure all'ECTS a Londra (oh ho stretto la mano a Wil Bill. E chi è della vecchia guardia sa di chi parlo!!!)... beh il gioco lo portammo che andava piuttosto maluccio, c'era una buona idea ma tecnicamente lasciava un po' a desiderare, che dovrei dire, che invece era bello, solo perché era la prima volta?
L'affetto lasciamolo per le persone (quelle che se lo meritano), la tecnica giudichiamola oggettivamente per quello che è.
JapanLover
Un OT: ma il mostro sul sito di Daniele è quello della pubblicità che va adesso con il tipo che butta le pasticche e va a fare snow? :D
ReplyDeleteMa infatti i discorsi sono a zero: ReN era un gioco brutto, come tanti altri giochi brutti dell'epoca. Il fatto che sia italiano, non deve essere motivo di vanto, nonostante quantomeno sia un prodotto chiuso e venduto che è già tanto visto come funziona oggi.
ReplyDeleteChe gioco era Fabio!!??
Gaijin
@Gaijin: beh almeno il titolo credo si possa dire. "Jurassic Wars" si chiamava :P
ReplyDeleteOnestamente devo dire che un paio di dinosauri mi erano venuti davvero bene (i modelli 3D, in game non erano granché! ^_^ )
@Albe: si dovrebbe essere quel mostro.
JapanLover
E non c'è niente da vedere? Adesso si scopre che il miglior gioco prodotto in Italia non è mai uscito!
ReplyDeleteMa che team eravate???
Scrivici due righe Elda
Gaijin
Guarda sono passati... boh credo 15 anni o giù di lì!! Io non ho più nulla, forse la persona che praticamente ci coordinava e che iniziò tutto (l'amico comune di cui sopra) ha ancora qualcosa, magari "per ricordo".
ReplyDeleteEravamo in 3 o 4: R. al design/PR, etc, io alla grafica, e due ragazzi di cui non ricordo il nome alla programmazione.
Bei tempi, m'hai fatto tornare la nostalgia... quasi quasi torno a Lightwave :P
JapanLover
Il miglior gioco mai prodotto in italia é The Watchmaker
ReplyDeleteA proposito di roba italiana, anche se vado OT
ReplyDeletehttp://www.gioventuribelle.it/index-3.html
C'è stato un servizio a Studio Aperto che diceva che è stato fatto "dai migliori game designer italiani"
Ecco perchè Elda ha ragione quando dice che ci schifano e ci ridono dietro. Questa cosa è pazzesca. Come si può?$
Che è The Watchmaker?
ReplyDeleteIl Rosso e Il Nero era un gioco di merda. E sarebbe stato un gioco di merda anche se fosse stato sviluppato da Valve per me, con quella qualità li
ReplyDeleteSkurup
Promosso Elda!
ReplyDeleteGia' che ci sono dico la mia: qui non avremo mai un'industria dei videogiochi seria perche' mancano le persone serie
F.B.
Credo di aver già detto tutto quello che dovevo su Indievault. ReN è un gioco del 2003: sviluppare una discussione a riguardo mi sembra davvero inutile quando ci sono argomenti più recenti di sicuro maggiore interesse.
ReplyDeleteIo ho sostenuto quello che penso del lavoro svolto e internet dà la possibilità a chiunque di criticare. Benissimo.
Ma non ci vedo particolari spunti aggiuntivi.
Se avete voglia di perdere 10 minuti sul mio portfolio c'è una descrizione tecnica del level design e del gameplay.
Quanto alla mia versatilità, curiosità e interesse poliedrico nel campo dell'intrattenimento non posso dire altro che il mio lavro è sotto gli occhi di tutti, così come quello di Alberto e tanti altri che come me hanno fatto un percorso pilotato soprattutto dalla volontà e dalla passione, senza le quali probabilmente farei altro.
Quanto al discorso sul buonismo introdotto dal coriaceo Alberto nel suo interessante articolo, non sono riuscito a comprendere davvero la mia relazione con il suddetto concetto.
Forse dovrei rileggere meglio!?
A presto,
Daniele Azara
Ciao Daniele,
ReplyDeletefirst of all, spero tu abbia capito il senso della riflessione (che non era su ReN)
Il gancio, semplicemente, era dato dal fatto che hai definito ReN un buon prodotto e io semplicemente non sono d'accordo per una serie di motivi.
Cosa che mi ha portato a scrivere due righe sul discorso delle attenuanti, che tutti trovano spesso per giustificare la qualità di alcuni lavori, non all'altezza (e che non c'entra comunque con la tua difesa romantica che per l'appunto era solo lo spunto).
Se qualche volta venissi a scrivere qualcosa da queste parti, mi farebbe piacere ;)
Ciap
Caro Alberto,
ReplyDeletegrazie per l'invito. Mi piace leggere blog e forum, ma credo che in generale abbiano un limite: si perde il rispetto che si verifica quando una persona non la si conosce e si incontra di persona.
Tutti parlano come se sapessero tutto e ti conoscessero dall'infanzia. Questo genera il crollo di una serie di meccanismi che alla fine saranno pure benvenuti e democrativi, ma quasi sempre portano ad una comunicazione difficile, se non impossibile.
Comunque grazie per l'invito.
Dirsi le cose in faccia: ci ho provato, tante volte e tanto tempo fa, prima ancora che chiunque avanzasse dubbi o proposte che personalmente cercai di far notare esclusivamente in virtù del buon senso e, soprattutto, del miglioramento personale e professionale dei miei amici e\o colleghi.
La cosa non ha mai funzionato, almeno in certi ambienti che ho voluto, creato e che poi in parte mi sono stati sottratti, in parte ho rifiutato proprio in virtù del grande problema italiano (ma non solo italiano): la comunicazione.
Quando essa è, per qualunque ragione, monodirezionale, chi ha imparato qualcosa dalla vita in generale - ma soprattutto dal mondo del lavoro - immagino tenda a ritrarsi per non perdere tempo, per non frustrarsi, per non causare battibecchi inutili e mal di pancia.
Ora, per chi come te fa il giornalista, il discorso è diverso.
Sei "autorizzato" a dire la tua come credi, poi così come è avvenuto per ReN, c'è chi è d'accordo, chi contro, chi a sfavore dei modi, chi divertito da essi.
Va bene tutto, davvero.
Ma per me, che ho lo scopo di conoscere, studiare, immaginare, creare attraverso qualunque sistema di comunicazione possibile, diventa molto superfluo infilarmi in tutto ciò che è monodirezionale e pertanto privo di senso e utilità, secondo me.
Perciò, lunga vita al dirsi le cose in faccia. Meglio se di persona, temo. Perchè internet a volte non aiuta a migliorare i rapporti tra le persone.
Sicuramente è utile per schierarsi.
E ciò è un bene.
Grazie per lo spazio.
A presto,
Daniele Azara
Beh Daniele,
ReplyDeletequando vuoi, anche Live, io ci sono senza problemi (anche perchè formalmente, io faccio altro da un po' di tempo, il giornalismo resta un'attività di secondo piano, rispetto al mio day by day e rispetto a quel che ho fatto prima, nonostante qualcosina su qualche magazine, l'abbia pure combinata)
Let me know!
Daniele, visto che con te pare possibile un colloquio al contrari di quel che accade con presunti professionisti del settore in altri topic, ti pongo una questione: pensi REALMENTE e OGGETTIVAMENTE che ReN fosse un buon gioco? Mi sembri qualificato, non posso pensare che tu sia convinto di questa cosa e credo che i sentimenti giochino un ruolo importante nella tua difesa
ReplyDeletehttp://forum.gamesvillage.it/showthread.php?148619-Perch%E8-GMC-non-ha-recensito...&daysprune=-1
ReplyDeleteSu Il Rosso e il Nero. Pareri vintage. E un lettore con la sfera di cristallo.
E' evidente che la componente romantica sia quella che mi ha spinto a scrivere il commento iniziale si Indievault.
ReplyDeleteA distanza di tanti anni sarebbe stato inutile fare qualsiasi ragionamento che avesse presupposti diversi.
Se ho scritto che ReN era un buon prodotto è proprio perchè secondo me lo era, SE ESCLUDO i problemi che lo hanno reso "scarsamente utilizzabile" dagli utenti, che è una responsabilità che inevitabilmente lo condanna al fallimento commerciale, come è giusto che sia.
E' naturalmente l'opinione personale di chi lo ha creato in un determinato momento storico e che è convinto che dimostri che a parità di condizioni con un minimo di budget e un pò di appoggio dal distributore (che lo aveva scelto, noi avevamo proposto diverse idee), avrebbe potuto diventare qualcosa di più comptetitivo. I retroscena sono infiniti, come sempre nei VG.
Non voglio convincere nessuno che ReN fosse un capolavoro: il mio intento era solo quello di permettere di valutarlo in post-mortem favorendo anche la visione dei suoi lati positivi, dato che ce ne erano. Per questo ho realizzato il video visibile sul mio portfolio.
Considera che al di là di quello che puoi sentire (e che viene rimosso da Wikipedia costantemente da qualcuno) il gioco è stato realizzato quasi interamente da me, un grafico 3d (Giuliano Prili), uno 2d (Roberto Mattiucci) e un appoggio di programmazione (l'ormai celebre Alessandro Bartolucci) che partiva alle 18 e finiva a mezzanotte.
La persona che avrebbe dovuto occuparsi della parte commerciale e amministrativa a mio parere fece più danni che altro, vero elemento che ha contribuito a impedire al gioco di "sbocciare".
Le possibilità di realizzare qualcosa di migliore, testato e solido erano più che buone.
E' naturale che sia affezionato a quell'esperienza.
Quindi se vuoi considera il mio il punto di vista di chi crede che ci fossero delle buone premesse, delle buone possibilità, putroppo sfumate, di fare qualcosa di veramente buono.
Io sono orgoglioso del mio lavoro sul gioco e credo che sia una dimostrazione di capacità che a tutt'oggi, quando ho realizzato la breakdown per il portfolio, ho ritrovato evidenti.
Niente auto-incensarsi, ti assicuro. Io non mi innamoro mai di quello che faccio e sono sempre pronto a ridiscuterlo. Penso solo che ReN sia utilizzato a sproposito per criticare persone che dopotutto non ci hanno praticamente neanche messo su le mani, accorpandolo a comportamenti che al momento non sono molto popolari.
Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di parlarne.
A presto!
Daniele
Quindi, in soldoni, Carbone e De Dominicis (e l'AIV dell'epoca a questo punto, che se non sbaglio viene sempre tirata in mezzo), non hanno avuto nessuna funzione nello sviluppo? Perchè non ci si capisce niente
ReplyDeleteMi chiedi di addentrarmi in un discorso che fatico a trovare utile.
ReplyDeleteNon credo comunque che Luca de Dominicis abbia mai affermato di aver lavorato a ReN.
Credo abbia partecipato al prototipo di un seguito, questo si, ma non so in che misura.
Così come AIV, in cui sicuramente c'erano alcune delle persone che vi avevano lavorato (me compreso), ma che è nata nel periodo in cui il gioco era già in distribuzione.
In quanto a Raoul Carbone, si è occupato di realizzare alcuni sketch per i personaggi, ha supportato la grafica 2D (texture e menu sia shell che user) e ha seguito la parte commerciale\contrattuale.
Spero sia tutto più chiaro ora!
A presto
Non solo lo ha affermato, ma lo ha confermato diverse volte, spacciando AIV come parte integrante del progetto (ci sono diversi link)
ReplyDeleteQuindi AIV non ha partecipato allo sviluppo
De Dominicis non ha fatto niente di ReN
E Carbone ha seguito la parte commerciale chiudendo un accordo per un gioco online senza i server per giocare online
Ecco perchè si sono trovati (un po' di santa ironia!)
Grazie per la chiarezza Daniele, in bocca al lupo per i progetti!
Bello il retroscena Daniele, anche perchè realmente la gestazione de Il Rosso e Il Nero, a questo punto, è sempre stata raccontata ad minchiam e forse dopo quasi 10 anni c'abbiamo capito qualcosa
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