[XBOX 360 REVIEW] ALIEN: COLONIAL MARINES



Che Aliens: Colonial Marines fosse un prodotto controverso di cui si sarebbe parlato al momento della release, era chiaro già da tempo. Della travagliata produzione del gioco  si era già abbondantemente discusso, fino ad arrivare al momento di fare i conti con il gioco vero e proprio, parlando esclusivamente di sensazioni pad alla mano, una volta accesa la console (o il PC).
Purtroppo, tagliando subito la testa al toro, si parla di un titolo veramente scadente, consigliato forse unicamente ai talebani della saga di Aliens e a qualche collezionista irriducibile. Aliens: Colonial Marines è infatti uno shooter nato vecchio, senza nessun twist di sorta fatto unicamente di lunghe ed estenuanti sparatorie con xenomorfi e mercenari lungo ambienti apparentemente vasti, ma confinati sui binari tipici delle produzioni di qualche anno fa. Nessuno si aspettava un Borderlands con gli alieni (lo studio è lo stesso, del resto), ma la proposta è veramente troppo scarna per essere ritenuta interessante, considerando anche l’offerta attuale per gli appassionati del genere. Tante le citazioni, c’è da dirlo, ma anche dal punto di vista dell’atmosfera, Aliens: Colonial Marines viaggia su medie infime con un doppiaggio a tratti imbarazzante e con una realizzazione tecnica che avrebbe potuto essere ritenuta appena adeguata a metà di questa generazione ma sicuramente non oggi.



La controversa genesi dell’ultima creatura Gearbox ha portato alla luce bug colossali (da crash inspiegabili a sparizione di protagonisti e comprimari), texture arcaiche e un comparto grafico in generale ai livelli di mediocri di una release del 2008, ambientazioni piatte e spoglie, una IA imbarazzante a dir poco. Anche la durata della campagna single player non è il massimo, con 6-7 ore di emozioni a caccia dei due soli boss previsti (paradossale il fatto che ci sarà più da fare contro nemici umani che contro Facehugger e compagnia). Dal punto di vista narrativo, escluse le citazioni di cui sopra, viaggiamo sulle stesse medie, lasciando di fatto solo il multiplayer online tra le cose da salvare con un’opzione cooperativa interessante, penalizzata comunque pure lei dalle agghiaccianti routine di sistema. Insomma, non sono bastati tanti anni e il supporto di SEGA per Randy Pitchford e soci, per salvare una barca destinata all’affondamento sin dal principio. Peccato.

VOTO 4/10

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