Cominciare una recensione di un RPG scomodando nomi tipo Baldur's Gate, Planescape Torment, Arcanum o altre gemme di epoca DOS, parrebbe piuttosto azzardato andando a trattare un prodotto indie come Serpent in the Staglands ma come sappiamo la nostalgia è canaglia e il paragone, volente o nolente, viene sempre fuori. Ci sono giochi che messi di fronte a capolavori del passato da cui prendono ispirazione fanno magra figura, con tutti i rimpianti che si portano dietro, ma non è questo il caso per fortuna.
Parliamo infatti di un'opera che, come ai bei tempi, punta tutto sull'atmosfera e sul lore con minuziose descrizioni di armi, oggetti, incantesimi e posti da far sembrare quello di Skyrim un mondo appena accennato da questo punto di vista. Parliamo anche di un manuale vecchio stile (in PDF) da millemila pagine, necessario per capire a fondo skill, combat system e tutti i segreti di un gioiello che vi prenderà a calci nelle palle qualora crediate che portare a termine la campagna sia una passeggiata di salute. In Serpent in the Staglands potrete mettere in piedi il vostro party a piacimento, customizzando pressochè ogni aspetto del vostro avatar e dei suoi compagni di viaggio. Non si tratterà di passare da una quest all'altra ma di utilizzare sapientemente il vostro tempo per esplorare un mondo completamente open costretti dal design stesso a prendere nota di tutto ciò con cui interagirete: posti, persone, mostri, eventi. Il combattimento è tecnicamente real time, ma potrete mettere in pausa per pianificare una serie di azioni e spesso questa feature vi consentirà di portare a casa la pelle essendo ogni scontro particolarmente complesso, nonostante la possibilità di utilizzare gli incantesimi (inclusi quelli di guarigione, quindi) senza chiamare in causa il classico mana tipico del fantasy. Ovviamente non parliamo di grafica next-gen e modelli spacca mascella ma di un mood retro che però, diciamocelo, funziona sempre da Dio specialmente per questo genere e specialmente su giocatori attempati come noi dell'epoca d'oro.
In quanto ad atmosfera, siamo davanti a qualcosa di veramente unico, con una trama non accessoria all'azione fatta anche di espedienti legati alla linguistica e alla possibilità di utilizzare veri e propri testi in-game per sperimentare incantamenti e venire a capo di puzzle veramente old school come pochi altri. Il difetto principale, considerando anche la dimensione della produzione che non è quella di un Pillars of Eternity o di un meno recente Neverwinter Nights, è sicuramente la mancanza di polishing e la presenza di bug occasionali legati agli aspetti più disparati. Niente di preoccupante, comunque, considerando la tanta carne al fuoco e il pubblico di riferimento che non è sicuramente quello del giocatore nutelloso di Call of Duty. Si tratta di un gioco che ha il grande merito di lasciare quelle belle sensazioni di una volta che arrivavano al momento dell'installazione dopo una lunga attesa fatta di anteprime su The Games Machine, per capirsi. Si tratta di un gioco che un giorno mi piacerebbe poter fare, diciamo. A 19.99€ non c'è nemmeno troppo da pensare, a meno che non siate in cerca di qualcosa di poco impegnativo perchè Serpent in the Staglands non è sicuramente per tutti e richiederà molta dedizione per essere apprezzato.
VOTO 9/10
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