La seconda stagione della serie zombie targata The Asylum è arrivata da pochi giorni su Sky. Quale occasione migliore per parlare della prima, piacevolissima alternativa al solito The Walking Dead. Z-Nation è stata a mio avviso una delle sorprese dello scorso anno. The Asylum, la casa di produzione alle spalle di questa saga, vanta un portfolio di prodotti agghiaccianti fantastici, specialmente per gli amanti del trash. Su Sky infatti, pullulano incredibili filmoni tipo Atlantic Rim, Transmorphers e prese per il culo assortite verso i blockbuster americani più famosi, che hanno portato spesso a doverosi cambi di titolo last minute e polemiche varie. Il modello di The Asylum è infatti geniale: si parla di riprese di al massimo un quadrimestre per una sorta di fabbrica dell'intrattenimento dal catalogo sconfinato (che in verità si occupa anche di distribuzione di pellicole di peso negli USA). Con queste premesse era abbastanza lecito attendere l'ennesima cagata produzione mediocre per scelta guardando a Z-Nation che invece non solo è una serie divertente e scritta bene ma costituisce forse l'unica piacevole variazione sul team carne morta, dopo anni di monopolio di Rick e soci. Z-Nation parte tra anni dopo l'apocalisse, aprendo con la morte di un galeotto che in realtà morto non è, anzi: in lui, Murphy, vive la cura per salvare il mondo dall'epidemia e quindi, oh, tocca andare fino in California e la responsabilità di questo è affidata al solito manipolo di eroi ben assortiti, guidati via radio da un militare nerd ex NSA che è poi quel Donald Joseph stortissimo protagonista di Road Trip. Tra cannibali, sette religiose, studiosi folli e squilibrati vari, il viaggio dalla East alla West di questa sgangherata compagnia procederà a suon di spari e mutilazioni, senza i tempi morti e le pippe mentali di The Walking Dead.
Non esistono puntate di concetto come nel caso del più famoso cugino, ma solo tanta azione, battute a raffica e un milione di citazioni (clamorosa quella su Sharknado al momento della pioggia di zombie piovuti in città con le stesse dinamiche). Tutto molto pulp insomma, grazie proprio ai vari dialoghi tra i protagonisti e anche alla caratterizzazione dei tanti personaggi in ballo sin dall'inizio, tra amore, odio, cogitazioni deliranti e tonnellate di gag infilate tra arti mozzati e cervelli spappolati. Dal punto di vista della produzione in senso stretto, si vede come questa volta il budget sia mediamente più alto di quello delle boiate trahsate di cui sopra: gli effetti speciali sono evidentemente sopra i soliti standard, i morti viventi (rincoglioniti il giusto ma anche corridori e spietati all'occorrenza) sono ben fatti e il trucco li rende inquietanti come si conviene. Insomma, volendo fare un recap, Z-Nation è la boccata d'aria fresca per un genere che ha rotto le palle stagna da un po' troppo tempo, sulla scia del successo di AMC arrivata a 75 episodi, metà dei quali soporiferi e con quell'effetto telenovela che a un certo punto ammazza l'entusiasmo (quando si arriva ad allungare il brodo aprendo settordici filoni narrativi differenti nello stesso plot, anche basta). Se non avete approfondito, recuperate subito: consigliatissimo! E speriamo in altre 12 puntate all'altezza...
VOTO 8/10
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