Ridi e scherzi con gli amici di una vita, poi ti rendi conto che sono andati via 20 anni e passa. E realizzi, oltre al fatto che sei sempre il solito ragazzino, che i tempi cambiano ma certe cose no. E le sensazioni riaffiorano nell'inevitabile momento nostalgia che sapevi bene ti avrebbe colpito, prima di iniziare.
Come ho raccontato più volte, il mio momento giapponese è durato qualche anno a cavallo tra le medie e il terzo anno di liceo. Sostanzialmente, compravo tutto ciò che usciva sia in edicola che in fumetteria. A Piazza Bologna, l'apertura de Le Nuvole Parlanti, storico ritrovo degli appassionati dell'epoca, fu celebrato con festeggiamenti epici, essendo uno dei pochi posti nei quali reperire OAV di cui si era solo sentito parlare e manga sconosciuti oltre ai soliti noti che erano diventati famosi grazie alla televisione. La televisione che per me da ragazzino era sostanzialmente Junior TV, con dozzine di cartoni splendidi e un'offerta generale che faceva sembrare quella di Bim Bum Bam! una roba per ritardati. E di questo si trattava, in fondo. Praticamente se volevi guardare belle cose, andavi sul 66. Se invece volevi vedere le stronzate con le sigle di Cristina D'Avena, restavi su Italia 1. I Cavalieri dello Zodiaco mi riportano alla mente un pacco di cose e situazioni legate alla mia infanzia. E il trauma delle cose fatte a cazzo tipiche dell'Italia, che già uscivano prepotenti. Quando Pegasus e soci sono arrivati da noi infatti, tralasciando il problema del doppiaggio che ha stravolto il senso di tante cose comprensibili solo guardando l'originale, c'era quella questione imbarazzante dei diritti che ti faceva stare male. Sostanzialmente la serie iniziava, andava avanti e ti prendeva di bestia. Cominciava la storia delle dodici case, dei cavalieri d'oro, di tutto quello che c'era dietro. E poi si arrivava alla quinta casa e niente. Fine dei giochi. La serie ricominciava l'anno dopo dall'inizio, per poi fermarsi di nuovo allo stesso fottuto combattimento. Non ricordo precisamente quanto è andata avanti la storia ma precisamente ricordo quel giorno memorabile in cui, tornando a casa, aspettavo il solito rewind. E invece no, perchè stavolta era stata Italia 7 a prendere i diritti e quindi boom: si va avanti finalmente.
Finalmente Virgo, Scorpio, Libra, il fottuto Sagitter e tutti gli altri. E da lì in poi, i nuovi personaggi, Asgard, Nettuno, Ade e compagnia. Ma siamo già andati oltre. La Leggenda del Grande Tempio infatti, reinventa gli avvenimenti della prima storica serie e li concentra in 95 minuti di arroganza ed effettoni, che stravolgono personaggi e trama degli episodi originali e cambiano tutte le carte in tavola lasciando addosso un feeling difficile da definire. Di base è come infilare quello che ci ricordavamo in un calderone dove Transformers incontra Final Fantasy, con una spruzzata di giapponesate a caso qui e lì giusto per chiudere il cerchio. Ecco quindi armature dal design tipo Kyashan con i caschi chiusi, una Isabel mai così idol, esplosioni, mostri giganti, mondi sospesi. Bello? Bello. Nonostante lo shock iniziale, ho gradito. La cosa da somatizzare il prima possibile è di certo lo stravolgimento degli avvenimenti di un tempo: Isabel non viene colpita da una freccia d'oro ai piedi del Grande Tempio ma portata a braccio dai suoi fedelissimi. il grande Mur ha gli occhiali da sfigato, la battaglia alla terza casa non esiste, alla quarta il Cancro fa il deejay. Per iniziare. Crystal viene spedito da Aquarius come all'epoca, ma non muore e non viene surgelato per poi essere liberato con la spada Bilancia e scaldato da Andromeda, Virgo è buono e non lo sega Phoenix, anzi, aiuta la truppa a passare da Ioria. Scorpio è una
VOTO 7/10
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