Reboot Develop è un piccolo evento che nel 2016 ha visto una seconda edizione a Spalato, dopo l'esordio nel 2015 a Dubrovnik (dove tornerà nel 2017). Un piccolo evento logisticamente parlando, ma con speaker incredibili e una location magnifica mi hanno fatto fare un pensierino sulla possibilità di andare nei mesi scorsi. In realtà alla fine del giro avevo deciso di passare ma due appuntamenti non rifiutabili (che purtroppo dovrò tenere segreti ancora per un po') mi hanno costretto ad organizzare la trasferta last minute che è stata sostanzialmente molto più che proficua. Direi epica. Intanto per la prima volta per una manifestazione del genere, ho dormito nello stesso albergo in cui si tenevano tutti gli speech. Questa formula super easy in realtà è la stessa della GDC che però, essendo mastodontica, per quanto friendly ti impedisce di avere tutto sotto controllo, diciamo. Invece Le Meridien, parliamo di un albergo di lusso in riva al mare a Spalato, ospitava di base tutti i vari dev intervenuti e come sempre accade, gli incontri più importanti sono quelli che fai extra agenda al bar in serata quando tutti sono al bicchiere della staffa o a pranzo tra una sessione e l'altra. Ecco quindi che magari passano i Romero e ti chiedono se possono prendersi una roba da bere al tavolo (loro a te) o magari ti trovi a discutere di come fare cose con quelli che hai amato da giocatore. Non intendo pitchare cose, intendo proprio chiacchiere amabili in riva a un mare bellissimo disquisendo di questo o quel gioco e di come potresti fare cose tu, secondo loro. Il piacere di incontrare persone con cui e per cui hai lavorato, pensando che oh, dai, alla fine se uno di quelli 10 anni prima t'ha mandato una cassa di vino perchè hai lavorato bene, forse proprio pirla non sei. Insomma, cose così.
Ciò che mi stupisce sempre è vedere quanto tanti di questi dev, siano di una gentilezza e di una disponibilità sconcertante una volta svestiti i panni delle rockstar sul palco. Gente di un'umiltà pazzesca in un environment dove potrebbero guardare tutti dall'alto in basso invece di fermarsi sorridenti a fare foto e a rispondere a tutti, se non addirittura a chiederti, loro, se al tavolo c'è spazio per un drink. Questa cosa, ogni volta, mi colpisce in una maniera quasi commovente, pensando soprattutto al manipolo di stronzi che senza aver combinato una sega in vita loro, dispensano saggezza non richiesta a tanti giovani speranzosi. Parlando di panel, qualità top come average, nonostante la presenza di qualche team locale soprattutto come filler per dare più corpo alla conferenza. Ne ho seguiti diversi tra un appuntamento e l'altro, tutti ovviamente più o meno legati a ciò che stiamo facendo, buttandomi anche un po' più su robe tecniche grazie a un paio di incontri avuti in loco che non mi aspettavo (ma che almeno si possono raccontare al contrario di quelli ancora secretati). Tra le migliori chiacchierate, quella con Renaud Charpentier, il Game Director di Total War, che non vedevo da un fottilione di anni ma che avevo intervistato eoni fa a Montreal quando si occupava di Splinter Cell (in Play Press ero l'uomo Ubi diciamo). Abbiamo pranzato insieme e 3 ore e passa dopo eravamo sversi a discutere di come implementare cose, di Unity, di GdR e tutto il resto. A proposito di GdR, tra un Brian Fargo che ha tenuto per me il miglior speech di tutti e svariati talk a tema, l'altro pranzo per cui si è fatto il viaggio è stato...ah no. Era la roba segreta che annunceremo poi.
Vabbè di Tim Schafer c'è poco da dire, ha fatto l'opening dicendo le solite robe e per quanto di Double Fine abbia giocato poca roba, amando solo il sottovalutato Massive Chalice, resta il più fico per tanti motivi. Clamoroso il photobombing che ci ha fatto nelle diverse giornate, di cui abbiamo riso all together con famiglia (sua) al seguito. E poi la gente di Devolver, Dan Vavra, il solito Rami (che un'ora prima di salire sul palco non aveva fatto neanche la presentazione, che infatti mancava dal programma) e tutti gli altri. Gradevole anche l'assenza di italiani, con solo pochissimi e selezionati (We Are Muesli e 34BigThings) con cui abbiamo condiviso una memorabile discussione su publishing, saune e peni insieme ai milionari di Fingersoft, gente che a 10° fa il bagno nuda in piscina perchè tanto da loro, praticamente, è estate. Best event ever per me, l'anno prossimo submitto per un talk. E poi oh, il cibo: non penso di aver mangiato mai così bene fuori dall'Italia per un viaggio di lavoro. Sia all'interno dell'albergo che nei ristoranti in cui abbiamo fatto le famose discussioni importanti con chi dovevamo vedere. Veramente una figata spaziale. Ma veniamo alle note negative. Anzi, all'unica nota negativa: il viaggio. Fino a ieri, la peggiore esperienza di sempre era risalente al 2007 quando da Las Vegas, sulla via del ritorno, ce ne sono successe di tutti i colori. Ma questa volta abbiamo veramente esagerato. Sfioriamo fantozziane imprese tra sfiga, stronzate fatte e l'accanimento del cosmo. Ma partiamo dal principio.
Come dicevo in apertura, viaggio last minute quindi si parte in macchina che oh, son 700Km da Padova, si fa una passeggiata. La sera prima della partenza, si scopre che la mia revisione è scaduta da agosto del 2015. Prima side quest: fai la revisione. Con una serie di piangerai, chiudo con successo la questione e alle 10.00 sono in moto. Mi lancio in autostrada e pare scorrere tutto liscio fino alla Slovenia, dove si accede senza problemi. Ovviamente ho pagato un bollino per circolare sull'autostrada ma il navigatore mi ci ha mandato col cazzo quindi soldi al cesso e via così. Verso la Croazia, prima fila di un'ora in dogana. Bestemmie. Arrivo al cospetto di una biondona e le bestemmie aumentano: no passaporto, no carta di identità. Sono uno stronzo, i know, ma mi sono completamente dimenticato (in realtà il mio passaporto è sempre stato in un posto...ma poi è stato spostato...). La tipa urlando e trattandomi di merda mi dice che devo girare e tornare in Italia. Le avrei dato una testata ma mi avrebbe probabilmente sparato. Chiamo quindi ambasciata, console, altro console, Farnesina, la SWAT. Morale della favola dopo un'altra oretta di accertamenti, esce e chiede quanto devo stare. Le rispondo che c'è una fiera e lei mi dice di
Partenza sempre alle 10.00 nonostante la possibilità di late check-out perchè oh, così a ora di cena tutti a casa. Sarebbe stato magnifico infatti se a un certo momento il navigatore non fosse impazzito facendomi uscire in un posto dimenticato da Cristo uscito dal primo Operation Flashpoint (pure come numero di poligoni, dico). La cosa divertente è stato scoprire che questa uscita in realtà era stata un errore del navigatore dopo la vera tragedia della giornata: il rifornimento. Quando fai il benzinaro, di base, devi fare una cosa sola: mettere la benzina nelle macchine a benzina e il diesel nelle macchine diesel. Facile. Manco per il cazzo. Giovane croata nasona mi dice di mettermi in un certo posto e io la seguo. Lei sorride, prende in mano la pompa, riempie. Un paio di decine di litri dopo mi chiede se è Diesel. Io bestemmio. Lei ride. Io bestemmio di nuovo, lei continua a mettere Diesel. Quando sono diventato verde ha realizzato. Morale della favola: devo svuotare il serbatorio di una TT il 1° maggio in un paese della Croazia con 300 abitanti dove nessuno parla inglese, nel mezzo di una foresta fottuta in cui non dovevo passare neanche. Ma il navigatore aveva deciso che avrei dovuto perdere altre 3 ore. Per fortuna una qualche abilità con le auto, non solo nell'aprirle e portarsele via, questi qui le hanno pure quindi arrivano amici di amici e trascinano la mia bambina in officina. In realtà, tutto l'odio accumulato durante l'attesa si è trasformato in una gag divertente. Lei, poveretta, aveva appena iniziato a lavorare e aveva paura di essere licenziata. In lacrime ha chiamato il marito che è arrivato, gentilissimo, e si è offerto di pagare tutto. Lui, per fortuna, parlava inglese e alla fine del giro, mentre si smontava e rimontava roba e si svuotava il serbatoio, ci siamo messi a bere caffè e a mangiare biscottini insieme. Sarà, ma sono queste le cose che ogni tanto mi fanno pensare che l'umanità abbia ancora delle speranze. Se non avesse incontrato me probabilmente lei sarebbe stata licenziata. Se non avessimo incontrato loro, magari saremmo ancora sperduti in mezzo ai monti cercando di risolvere. Alla fine del giro, non gli ho fatto neanche pagare la riparazione e vederla contenta in un certo senso mi ha fatto sentire meglio. Però quante bestemmie, anyway.
Finita? Ma figuriamoci. Confine croato, once again, dopo aver evitato sulla strada un frontale con una decina di cavalli (cavalli, esattamente), che galoppavano felici in strada. Dalla Croazia, naturalmente, ci fanno uscire ma in Slovenia, pensate un po', non ci fanno entrare perchè non ho i documenti. Ora, stronzo io come sopra ad essermi perso tutto ma se mi fate entrare a un certo momento dovrò pure uscire no? Del resto la cosa paradossale, per l'appunto, è stato l'ingresso all'andata mica la richiesta del ritorno. Facendola breve: 500€ di multa secondo il poliziotto alla frontiera (una specie di cattivissimo Ivan Drago) che giustamente mi faceva notare che la colpa era dei croati che non potevano parlare a nome loro. Infatti mi chiedeva: "Sei entrato in Croazia, ok, ma ora dove vuoi andare?". Avergli risposto "in Slovacchia" visto che ho un paio di persone che lavorano lì per noi ed ero un po' confuso, dovrebbe averlo fatto incazzare ulteriormente immagino. Infatti via un altro paio di ore di accertamenti più pistolotto finale mentre ero al telefono con il console generale di Capodistria, stranamente disponibilissimo e gentilissimo, quanto stupito dall'essere ringraziato poi per l'aiuto tuttavia non necessario, visto che a un certo momento mi hanno rilasciato. Arrivo a Trieste e oh, almeno si cena. Al momento di pagare, portafoglio non pervenuto. Per fortuna era solo caduto in macchina, giusto per la botta di strizza finale prima di raggiungere 12 ore dopo casa, tra tuoni, fulmini e saette. E la settimana che ho davanti è una di quelle devastanti, come pure quella successiva. E poi E3 e un'estate di super lavoro. Videogiochi, che passione.
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