Di serie animate un po' fuori di testa ce ne sono svariate in giro ma le sorprese sono sempre dietro l'angolo e direttamente dal 2013, su Netflix, sbarca anche da noi una coppia di personaggi di quelli che ti fanno stare male. Dal ridere.
Rick Sanchez è uno scienziato. Pazzo. Praticamente è Doc di Ritorno al Futuro, con i capelli dritti, un po' di bavetta perennemente sotto la bocca e una forte dipendenza dall'alcool. Il suo intercalare è quello di uno schizofrenico, con un rutto qui e lì sparato tra concetti di metafisica e racconti di viaggi intradimensionali. Rick ha un nipote, Morty. Morty è sostanzialmente un adolescente ritardato che vive in casa con la mamma Beth (cardiochirurga per equini), il padre Jerry (frustratissimo capofamiglia) e la sorella Summer (che vive con il telefonino in mano). Rick Sanchez è uno scienziato, dicevamo. Pazzo, dicevamo. E vive pure lui sotto lo stesso tetto con tutta la famiglia. Pensa che la scuola non serva a niente e nel tempo libero, si serve di Morty per mettere in pratica i suoi esperimenti. E qui entriamo nel genio. Si passa da puntate in cui i cani conquistano il mondo equipaggiando degli esoscheletri creati grazie a un dispositivo inventato in 20 secondi per evitare di sporcare un tappeto, a un barbone malato all'interno del quale è stato allestito il primo parco giochi dedicato alla malattie, distrutto ingigantendo il barbone stesso fuori dall'orbita terrestre, rendendolo grande come gli USA per poter uscire con un'astronave dal foro del capezzolo. Il tenore dei temi trattati è questo, tra dialoghi deliranti, allusioni, citazioni e uno stile super che ricorda alla lontana quello di Bob's Burger ma ha in realtà un'impronta tutta sua, ben delineata. Tra l'altro Adult Swim Games è al lavoro su un gioco PC mentre è già disponibile da un po' su AppStore una robetta free che pare molto ben fatta. In ogni caso, tornando a questa prima stagione, molto poco da dire: Rick & Morty funziona, diverte, è scritta bene, è completamente folle. E, udite udite, per una volta non perde niente neanche con il doppiaggio in italiano di Christian Iansante veramente perfetto (Rick di The Walking Dead, per i meno ferrati). Imperdibile, con i suoi 11 episodi da una ventina di minuti ciascuno (pilot compreso, che è l'unico senza una sequenza finale al termine dei titoli di coda).
VOTO 9/10
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