[COMIC REVIEW] DYLAN DOG 361: MATER DOLOROSA



Dopo aver concluso la lettura di Mater Dolorosa, albo targato Sergio Bonelli Editore che giungerà in edicola il prossimo 29 settembre per festeggiare i 30 anni del personaggio, la sensazione di déjà-vu sarà molte forte, quasi straniante. Come se l'ex poliziotto di Scotland Yard avesse a modo suo già vissuto, assieme al lettore, questa storia, in un altro tempo, in un'altra epoca.
Perché Mater Dolorosa si pone apparentemente come seguito ufficiale di Mater Morbi, numero seminale tra i racconti de L'Indagatore dell'Incubo, partendo stavolta da un remoto passato: a bordo di un galeone cullato dalle onde di un mare oscuro come la notte più nera, Xabaras e Morgana cercano in tutti i modi di salvare dai deliri della febbre il proprio giovane figlio, l'uno con la la scienza, la seconda con il semplice affetto materno. Sogno o realtà, non ci è dato sapere: Mater Morbi, signora di ogni malattia, è tornata a reclamare ciò che è suo di diritto.Il dramma scritto da Roberto (capace nuovamente di raccontarci la sua malattia prendendoci a schiaffi in faccia) e disegnato da quella immensa penna che è Gigi Cavenago (per la prima volta faccia a faccia con il personaggio di Tiz) ci accompagna attraverso una storia fuori capace di toccare tanto il passato quanto il futuro di Dylan. E perché no, anche quello editoriale: non solo il tema sempreverde della malattia e della morte, ma anche e soprattutto il dolce tocco della maternità, dell’infanzia e dell’inevitabilità del dolore legato alla nascita e alla crescita stessa di un individuo. Nasciamo, tra mille sofferenze. Moriamo, cullati dalla nostalgia.


"Se ami tuo figlio portalo in un cespuglio di rovi”, si diceva. Di mostri, spettri e affini, neanche l'ombra. Non che servano ai fini della storia, sia chiaro. Ad eccezione di John Ghostcammeo eccellente ed inquietante profezia di un futuro che forse non sarà mai. O forse no. I testi asciutti del Rrobe sembrano voler toccare la narrativa poetica personale piuttosto che quella del fumetto Bonelli tradizionale (ne sono una prova i dialoghi asciutti e ridotti al minimo) e le qualità artistiche di Cavenago rendono ogni pagina una dannata opera d'arte su carta. A coloriSolo fumetti, si diceva? Ancora una volta, questa certezza vacillacon la soddisfazione di avere tra le mani un piccolo grande capolavoro. Nonostante a fine lettura quel vuoto nelle viscere e nel cuore faccia dannatamente male. Auguri, Old Boy.

VOTO 9/10

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