I CAVALIERI DELLO ZODIACO FESTEGGIANO I 30 ANNI



Una delle mie serie preferite da ragazzino. Tanti ricordi, tanti momenti spensierati, milioni di vite fa. Guardala una volta, guardala due, guardala tre...finisce che cresci e sono già passati 30 fottuti anni, proprio ieri. Era l'11 ottobre del 1986 e su Asahi TV veniva trasmessa la prima serie di una saga epica.
I Cavalieri dello Zodiaco in Italia sono arrivati solo 4 anni dopo, nel 1990. E sono arrivati, come è spesso capitato, nella maniera più scombinata possibile. Inizialmente erano solo 52 gli episodi previsti, con il risultato sgangheratissimo di una saga che finiva costantemente alla quinta casa. Non ho memoria di quante volte ho ricominciato, un paio almeno, ma l'esito era sempre lo stesso: l'avventura ricominciava da capo, si arrivava alla quinta casa e il giorno dopo ripartiva dalla maledetta Guerra Galattica. Finchè poi, perse le speranze di ragazzino, un bel giorno, la serie è ricominciata per l'ennesima volta su Italia 7 solo che, oh, 'sto giro dopo Ioria si andava avanti, si vedeva tutto il resto. Ricordo come fosse ora quella sera lì, quella della scoperta che stavolta non si tornava indietro e la prima apparizione di Virgo. Ero a casa, a Roma, dopo aver fatto gli allenamenti. Ricordo come erano messi quei mobili, come era grosso e ingombrante il televisore a tubo catodico dei miei, il videoregistratore che faceva casino e quel posto che poi, 20 anni dopo, sarebbe diventato casa mia dopo lunghe peregrinazioni. Salvo poi non esserlo più, da poco, con il trasferimento appena avvenuto. Anyway, tralasciando per un attimo tutto questo, si era andati avanti. C'erano altri cavalieri, c'era finalmente la speranza che finisse, c'era il fomento. E poi è finita sul serio: Gemini accoppato, Isabel liberata, tutti felici. E che succede? Arrivano quelli di Asgard e la portano via per altre 25 puntate. E poi di nuovo, Nettuno, altre 14. Insomma, stessa pappa, tutte le volte. Però che bello. Che poi chissene se finiva sempre con Pegasus vestito come Sagitter come per magilla e la fottuta freccia che salvava tutto. E chissene se Phoenix, il mio preferito, era quello stronzo. Non poteva essere altrimenti, del resto era lui quello che salvava sempre il culo a tutti senza manco un riconoscimento (pubblico quantomeno). Che poi è la storia della mia vita (Drago D'Oro anyone?).



Comunque all'epoca, per sintetizzare, i diritti televisivi erano un casino inenarrabile (basti pensare pure alla storia di Goldrake per esempio, altra serie che ha festeggiato da poco i 40 anni) e si prendeva un po' quel che veniva. Ho ancora in testa Junior TV con una giovane Federica Fontana che era già pheega ma giocava il ruolo della cerebrolesa. Un'altra cosa che mi mandava al manicomio da cucciolo era la storia dei nomi: cazzo fanno l'estrazione per l'addestramento e casualmente quello che si chiama Pegasus va a smazzarsi l'armatura di Pegasus poi però, oh, tirano fuori l'isola del demonio uber per Andromeda ma, oh, lì c'è l'armatura della fenice quindi dai, mandiamoci Phoenix con un trick. Cose che mi facevano impazzire, tipo i Transformers alti 12mt che si trasformavano in una cassetta da mangianastri. Per questo motivo ho sempre preferito Gundam e le cose un po' più verosimili. Saint Seya, così si chiamavano, e poco importa se proprio Seya fosse l'odioso protagonista o se quel pollo di Sirio, nel dubbio, un occhio se lo cavava sempre pure se non serviva. Credo pure di aver pianto quando Phoenix s'è immolato proprio con Virgo, non sapendo che poi il sacrificio sarebbe diventato il marchio di fabbrica del mio eroe (che poi, la fenice, ci potevo pure arrivare...). Ma perché I Cavalieri dello Zodiaco è un cartone così importante? Ci sono una paccata di topic che sono rimasti nel cuore della gente: l'utilizzo della mitologia greca, la drammaticità dell'azione, le citazioni a caso dell'adattamento e pure un po' le tematiche a sfondo sessuale (parliamo di adolescenti di 15 anni in realtà, con quel cosmo gay che in fondo si vedeva bene in svariati personaggi da Andromeda a diversi altri secondari). Ken è uscito l'11 ottobre del 1984 (diciamo che la giornata è tipo epic) ma non vi è traccia di questi elementi: sono tutti grossi, incazzati, indelicati, machissimi e virili. I Cavalieri dello Zodiaco invece erano i predecessori dei Take That, in pratica, a livello iconico.



In Italia uno dei punti che hanno decretato il successo della saga, è stato il doppiaggio stratosferico del tutto (come avveniva del resto per quasi tutte le produzioni dell'epoca). Se con Ivo De Palma discuto di politica ogni tanto su Facebook e quasi mai ci troviamo in sintonia, c'è pure da dire che I Cavalieri dello Zodiaco è soprattutto un win di voci e adattamento, con timbri magnifici e inconfondibili selezionati (come il suo) e dialoghi a volta reinventati in un inedito mix molto diverso dall'originale (con ragazzini che parlavano come ragazzini, trasformatisi in eroi giovanissimi con una presenza scenica da adulti, come era accaduto anche in precedenza con Actarus o con Mark Lenders e svariati altri in Holly e Benji). Ma la vera bomba è stata per l'appunto la ricostruzione in tono più aulico di concetti appartenenti alla mitologia greca che de facto erano stati violentati dai giapponesi, riconvertiti a qualcosa di molto più comprensibile per gli occidentali e per noi discendenti di quella cultura. Tutti questi elementi hanno contribuito, ovviamente, alla consacrazione del marchio tra manga (un po' moscio ma trainato dalla TV), videogiochi (soprattutto in tempo recente grazie a Namco Bandai anche se il più bello di tutti, mai uscito, è un progetto amatoriale francese chiamato Saint Seya RPG risalente a qualche anno fa. Video qui sotto) e operazioni cinematografiche di vario tipo (come La Leggenda del Grande Tempio per esempio). Di mio, ho appena comprato il Movie Box da Feltrinelli (25€ per un poker di film) e al pensiero che mia madre abbia regalato tutti i miei giocattoli boxed secoli fa, al figlio di un muratore che venne a farci i lavori, mi fa salire il crimine. Considerando che per ricomprarli, oggi, partono 150€ ad action figure in media online. Cose che capitano.

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