SE NON CI FOSSI STATO TU, LA MIA VITA SAREBBE STATA TUTTA DIVERSA: CIAO JOE!
Quando ero ragazzino mia madre rompeva le balle perchè leggevo poco. In realtà leggevo un casino ma pochi libri. E per farla contenta mi buttai su una roba che all'epoca era sponsorizzata proprio come un modo alternativo di avvicinare alla lettura anche i più svogliati: il librogame.
Costavano 10000 lire e La Giraffa di V.le XXI Aprile ne vendeva una fucilata. Ce ne erano di ogni tipo. Ma io già a 10 anni avevo la scimmia del fantasy e allora sì, Lupo Solitario era quello che avrebbe sicuramente fatto per me. Lupo Solitario è stata la cosa che poi ha dato una shape a tutto quello che è venuto dopo, che mi ha fatto appassionare, che mi ha fatto giocare a D&D, ad inventare mondi, a usare la fantasia in un periodo nel quale tutto era più bello, pure se sembra una frase fatta. Lupo Solitario come il sopracitato D&D, Il Signore degli Anelli e il resto, ha plasmato tutto ciò che è diventato oggi. Lupo Solitario se l'è inventato Joe Dever, un autore a cui i ragazzini dell'epoca di mezzo mondo, devono il loro essere odierno. Quando è morto Gary Gygax, per dire, è stato triste. Perchè quando se ne va un pezzo di infanzia è sempre triste. Ma Joe Dever, cazzo, è diverso. Se è vero quel che ho scritto sopra relativamente al plasmare, è vero che l'amore per i videogiochi, l'amore per il mio lavoro, per quel che faccio, è passato da lunghi pomeriggi con la Tabella del Destino fra le mani. Che ogni tanto baravi quando puntavi la matita ma alla fine c'era soddisfazione anche nel fallire e ricominciare. E Lupo Solitario mi è rimasto talmente tanto nel cuore che appena ho potuto 25 anni dopo, quando mi è stato chiesto che licenza avrei preso per fare un videogioco, la scelta è stata automatica. L'inseguimento è durato anni, è cominciato in un'azienda, è finito in un'altra azienda ma, oh, se Joe Dever's Lone Wolf esiste oggi su Steam e su console è perchè tanti anni fa in una pizzeria di Varese, non ho avuto dubbi su cosa occorresse puntare. E da lì è iniziato tutto. La rincorsa al deal, i problemi di gestione, di gestazione, le mie scelte lavorative. Ho chiuso l'accordo per Lupo Solitario personalmente, nel 2010, eppure fino al 2011 lo sviluppo non è praticamente partito e, parlando del videogioco, alla fine del giro operativamente non ho mai messo le mani sul prodotto.
Ma il logo del gioco che vedete oggi, l'ho fatto io. Il dominio del sito, l'ho scelto io. Il posizionamento del prodotto l'ho fatto io. Il primo claim, Be Kai, è roba mia. Il primo trailer. Il primo art. Tutto. E l'ho sempre sentito mio, pur avendolo visto crescere solo a distanza e pur sapendo che sarebbe potuto essere qualcosa di diverso e molto più importante. Ma non è quello il punto. Il punto è che ho avuto modo di conoscere e lavorare con Joe, pur avendolo visto relativamente poco: un signore inglese educatissimo, gentilissimo, simpaticissimo, cordialissimo. Un gentleman. Con due palle sotto che la metà bastavano, che apriva bocca e tornavi un bambino deficiente. Abbiamo condiviso lo stand a Colonia nel 2011, quando pure CD Projekt venne a domandare cosa fosse quell'idea che avevamo, prima di puntare su Cyberpunk che solo il pensiero mi disintegra (a proposito di gloriose giornate per l'industria italiana...se pensassimo a quante occasioni epiche buttate). Abbiamo parlato di design, di licenze, di fantasy, di passato, di futuro. E della gita a Lucca Comics che era una tappa fissa perchè l'Italia gli piaceva un casino. E quando Lucca 2016 è saltata per un'operazione qualcosina avevo intuito, perchè Lucca non la saltava proprio mai, nonostante a casa sua avesse un laghetto personale dove starsene rilassato a pesca tra un'idea e l'altra. E poi boh, la notizia che arriva così, oggi, quando la possibilità di lavorare di nuovo insieme, stavolta senza inutili perdite di tempo del cacchio, su un progetto tutto mio, era più che concreta. Che poi fosse quello il problema. Il problema è che tanto quanto se ne va via un Nobel di qualche tipo a cui vengono riconosciuti meriti universali e fuori dal tempo, in questi casi dovrebbe esserci lo stesso sentimento generalizzato. Parliamo di una persona che ha condizionato, come poche altre, una generazione intera che oggi esiste, pensa, parla, lavora e da lavoro perchè 30 e passa anni fa, un gentleman inglese, ha cambiato tutto con una macchina da scrivere e tanta fantasia: "Just a few men are known as legends, this is the story of how you became one".
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