Epidemie devastanti, virus incontenibili, orde di zombie assetati: di film a tema ne esistono un mare, di serie un po' meno. E come al solito Netflix risolve il problema.
In realtà nel 2016 Mediaset Premium aveva già mandato in onda Containment, opera basata sulla produzione belga Cordon, ideata da Carl Joos. La trama è piuttosto semplice: ad Atlanta, in Georgia, scoppia scoppia un'improvvisa epidemia e per arginare il contagio, viene istituita una quarantena che prevede l'isolamento di una bella fetta della città. Chi è fuori non può entrare, chi è dentro non può uscire e tutto ciò fa da cornice alle storie delle persone che compongono il cast. Tra i 4000 imprigionati per esempio c'è Jana (Christina Moses), fidanzata dell'ufficiale di polizia Lex Carnahan (David Gyasi), responsabile delle operazioni per la salvaguardia della popolazione. Con lei, all'interno del cordone, Jake (Chris Wood), innamorato della bella Katie Frank (Kristen Gutoskie), un'insegnante delle elementari in gita con un plotone di bambini nell'ospedale che diventerà, de facto, l'ultimo baluardo per contrastare un male che si rivelerà poi, al centro di un giallo piuttosto complicato da risolvere e spunto principale per incastrare le varie sottotrame raccontate nelle 13 puntate che compongono la stagione. Non parliamo di niente di nuovo o di originale, per carità, ma quel che personalmente cerco da prodotti come questo, è qualche buona traccia da seguire che si riveli appassionante e interessante. In questo caso, Containment, fa abbastanza bene il suo lavoro anche perchè il tutto è concepito in maniera piuttosto plausibile, con relativo senso di angoscia molto maggiore rispetto a un The Walking Dead, a Z-Nation o a un World War Z. Qui siamo più verso un , più soft, lento e verosimile, che regala momenti pesantissimi durante una visione che va via tranquilla e si porta a termine in un paio di giorni intensi. Nessuna seconda stagione all'orizzonte, il tutto è stato concepito in maniera autoconclusiva. E questo è un altro punto a favore.
VOTO 7/10
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