[SERIE REVIEW] GIRLBOSS (S.1)



Fresca fresca dal nostro amato Netflix, ecco una serie che potrebbe sembrare girls only ma in realtà non lo è affatto. Perchè in fondo qui, si parla soprattutto di business.
Ecco Girlboss, nuova arrivata nel nutrito catalogo nostrano, che ha già fatto gran parlare di se, sia per lo stile irriverente sia per il fatto di essere liberamente ispirata a fatti realmente accaduti. Probabilmente anche perché l'attrice protagonista Britt Robertson ha il suo, di perché, nonostante sembri a tratti una ragazzina adolescente wannabe rebel, odiosa ed infantile. In realtà le vicissitudini della nostra Sophia (il suo personaggio) ripercorrono più o meno quella che è stata la storia di Sophia Amoruso, la vera ideatrice di Nasty Gal Vintage, negozio su eBay con cui iniziò, anni or sono, quello che è diventato poi il suo vero e proprio regno, vendendo abiti di seconda mano con un twist personale. La Amoruso, che ha ora un piccolo impero della moda (è stata eletta da Forbes come una delle self-made women più ricche del mondo nel 2016) ha scritto una biografia, intitolata proprio #Girlboss, da cui è stata poi tratta la serie (che è stata però parecchio riadattata rispetto al libro). Devo ammettere che non parte con i fuochi d'artificio, anzi: le prime puntate risultano un po' banalotte tra il noioso e il bambinesco. Sophia fa la grande ragazza rebel che vuole a tutti i costi vivere da sola senza chiedere aiuto al padre (l'ottimo Hank di  Breaking Bad, per gli amici Dean Norris) ma allo stesso tempo è così irritabile, egoista e rompiballe che non riesce a tenersi un lavoro per più di qualche settimana. L'unica cosa per cui ha una vera passione e anche un certo fiuto, è lo shopping nei negozi vintage della città (Los Angeles) e tra un lavoro di ripiego ed un altro, piano piano, questa passione inizia a poter sembrare quasi qualcosa che somiglia ad un lavoro vero.



Siamo all'inizio degli anni 2000, quindi internet, eBay ed il commercio online non hanno certo ancora raggiunto i livelli che conosciamo ed è proprio questo uno dei motivi per cui Sophia, lanciandosi coraggiosamente (e anche un po' incoscientemente) in questo mondo, riesce incredibilmente a trovare il lavoro che le cambierà la vita. Superate le prime puntate, la faccenda inizia a farsi più intrigante, i tratti da macchietta che hanno voluto appioppare a Sophia si fanno più tenui o almeno effettivamente divertenti, il pubblico inizia a ricevere un po' della carica che deriva da ogni nuovo progetto che ha grandi potenzialità che sembrano concretizzarsi mano a mano che si procede lungo il cammino. Un cammino difficile, tortuoso, pieno di difficoltà, ostacoli, personaggi assurdi, conti in rosso e cene a base di baby carotine. Insomma ad un certo punto vi gasate pure voi. L'unica pecca a questo punto è sapere già che tutta l'impresa andrà a gonfie vele, alla fine, ma il percorso che ci viene mostrato è senza dubbio interessante e piacevole da seguire. Oltretutto ogni puntata si aggirà intorno ai 20-30 minuti al massimo, quindi potete tranquillamente spizzicare un po' di Girlboss nei vostri ritagli di tempo.

VOTO 7/10

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