[MOVIE REVIEW] IT



Fare un buon horror non è mai cosa semplice. Certo, se Stephen King è preso bene, il risultato è garantito ed è per questo che anni e anni fa, un fottuto pagliaccio, aveva traumatizzato una generazione intera. Ma il tempo passa inesorabile. E i remake a volte non funzionano.
Quando ero ragazzino, diciamo alle medie, finivo spesso nella videoteca di Roberto, un cliente di mio padre che aveva il negozio a San Giovanni, davanti al mercato. Spesso mio papà si fermava a chiacchierare anche per qualche ora e io me ne andavo al piano sotto, dove si entrava da una rampa di scale nascosta da quelle robe morbidose che sembrano interiora. Era lì sotto che si trovava tutto il proibito: in un'ulteriore stanzetta c'erano gli immancabili e inaccessibili pornazzi ma, di base, tutto lo spazio era per pellicole spaventose. Erano gli anni di Dario Argento sulla cresta dell'onda, di Zombie di Romero ancora caldissimo e di un pacco di roba anche trashissima. Il primo contatto con IT me lo ricordo bene perchè da sempre io odio i clown e da poco ero riuscito a farmi prendere una cassetta allucinante, mai più ritrovata, con protagonista per l'appunto un clown gelataio che ammazzava bambini come nulla fosse. Di quella visione ho ricordato con terrore ogni istante (o almeno credevo), fino all'annuncio del ritorno del mostruoso coso e dei suoi palloncini malefici. Per prima cosa c'è da dire che ho recuperato il DVD dell'originale, zio caro, è invecchiato veramente malissima. Si potrebbe parlare di qualcosa di agghiacciante ma non certo a livello di sensazioni. Con la tristezza nel cuore (ma datemi, non tirate mai fuori un passato remoto che ricordate con gioia), mi sono quindi avvicinato al film di Muschietti, spezzato tra l'altro in due parti, la seconda delle quali in arrivo solo nel 2019.



La prima parte arriva infatti alla prima cacciata del demone, mentre la vecchia avventura accennava solamente alla cosa, partendo dal ritorno del gruppo di ragazzi ormai adulti, seguito al giuramento che in questo caso, invece, chiude la faccenda. Gli eventi sono raccontati nella stessa medesima maniera con l'unica differenza che Pennywise è disturbante come mai prima e qualche buon cambio di ritmo tutto sommato tiene incollati al televisore (preso su Infinity nel mio caso). Fatta eccezione per questo però, no way, ci limitamo veramente a un filmetto che ha nel cast di giovanissimi la sua punta di diamante . Su tutti Finn Wolfhard già mito dopo Stranger Things ma anche Sophia Lillis, futura turbopheega di portata cosmica e bravissima interprete di Beverly. Diciamo che se l'Alberto del 1990 vedesse oggi IT, sarebbe con certezza esponenzialmente più turbato di quanto fu turbato all'epoca, perchè da guardare qualcosa di buono c'è anche. Però per il resto parliamo di poca roba, considerando anche il discreto hype montato intorno all'operazione e alla grande attesa degli spettatori sugli anta, frequentatori di videoteche come me medesimo in una lontana era geologica ormai superata da fibra, streaming e social network. Vediamo che succede con la seconda parte anche se onestamente la speranza è drammaticamente crollata in basso. E non galleggia manco per sbaglio.

VOTO 5/10

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