[SERIE REVIEW] AMERICAN GODS (S.1)



Qualche anno fa per il mio compleanno, un caro amico che oggi è il capo dell'universo in Unity, mi aveva regalato un libro, spingendolo come il capolavoro finale. Mai come oggi, ringrazio di non averlo mai letto, quel libro.
Detta così sembrerebbe una cosa brutta e invece è proprio l'opposto, perchè American Gods è una serie talmente folle, per tematiche, personaggi e tutto il resto, che una regia come quella di Fuller non sarei nemmeno riuscita a pensarla con la carta davanti. Ringrazio di non aver letto American Gods perchè probabilmente si tratta di uno di quei casi in cui la visione di un pazzo dietro la camera aiuta ad ottenere un risultato fuori parametro anche a livello di visual. E le visual, visto il tema, sono un elemento chiave del tutto. Certo, adattare un best seller alla TV non è mai facile e anche in questo caso, pare, i tagli e qualche modifica qui e lì sono arrivati (a detta dei puristi). Come sopra, però, non mi interessa perchè quel che mi è stato restituito, dopo un primo momento di completo spiazzamento, è qualcosa di veramente fico. Parliamo di un viaggio negli USA di oggi, con l'ex galeotto Shadow Moon e lo strano Wednesday, alla ricerca di vecchi divinità (si capirà), da assoldare per una guerra contro nuovi, potenti e moderni dei che dettano legge nel mondo. Divinità, proprio loro. Antiche, vere, potenti, con le sembianze di personaggi intriganti e delineati alla perfezione da Neil Gaiman che oltre ad essere l'autore del libro è Executive Producer di questa perla del catalogo Amazon Originals. Nel cast c'è Gillian Anderson, versione trasformista. C'è Ian McShane con il suo carismatico Wednesday. C'è Ricky Whittle, gigantesco (in ogni senso) Shadow. Poi tanti altri a comporre un olimpo vecchio e nuovo, in una matrioska narrativa che intreccia storie della mitologia nordica, legando Gesù Cristo a Odino, Anansi e Bilquis.



Senza dimenticare la storia antica e moderna, la schiavitù e le armi di un mondo trumpista. La regia, si diceva, è fuori parametro con Fuller (e Green) in grado di mischiare violenza e humor, fiabe e attualità, bianco e nero. Talvolta in un contesto talmente intricato ma ipnotico che pur non capendo a fondo, oh, va bene lo stesso. La colonna sonora è un mischione di generi sapientemente utilizzati e in ogni caso, puntata dopo puntata, tutto comincerà ad avere un senso nonostante il primo impatto possa evidentemente risultare quantomeno particolare per molti. I 10 episodi vanno via lisci tra una risata e un what the fuck insomma e la nuova stagione si fa attendere (Gaiman ha parlato almeno di 6 season per dare un senso alle oltre 500 pagine del cartaceo). Più difficile da spiegare che da vedere, sicuramente. Semplicemente American Gods, è una delle più belle sorprese dell'anno scorso e se avete Prime, fiondatevici subito.

VOTO 9/10


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